Oggi voglio parlare della drammatica morte del georgiano Nodar Kumaritashvili di 21 anni, avvenuta a Vancouver ieri, 12 febbraio, durante le prove dello slittino nella pista di Whistlerin in prossimità dell’apertura dei giochi olimpici invernali del 2010. L’atleta, dopo avere perso il controllo dello slittino, è volato fuori dalla pista e ha urtato violentemente un palo in acciaio che limitava la pista.
Le immagini di questa sequenza (dalla 3 alla 6) mettono in evidenza i pericoli insiti nella pista del Whistler Sliding Center di Vancouver. I piloni sulla destra del tracciato non sono protetti né da un muro (che comincia molto più avanti) né da gomma piuma o altro tipo di protezione mobile. Il muretto sembra troppo basso e, sulla sinistra della pista presenta una sporgenza ad angolo sicuramente pericolosa: chi ha progettato una cosa simile?
Mentre i rischi appaiono evidenti anche ai non addetti ai lavori, la Federazione internazionale di slittino cosa fa? Rilascia una dichiarazione secondo la quale il georgiano sarebbe stato vittima di un suo grave errore perché ha cercato di correggere la caduta in modo troppo brusco, venendo così sbalzato in aria a 144 km orari morendo nell’impatto, una morte che però, secondo il giornalista, “sarebbe stata una fatalità“: ma quale fatalità?
Perché allora, dopo l’incidente, si è provveduto ad attuare degli interventi che definirei di PROTEZIONE come quelli di alzare la paratia di protezione finale e di coprire i pali di ferro che sorreggono la traiettoria finale (vedi qui) contro uno dei quali si è schiantato Kumariteshvili?
Ma soprattutto, se il tracciato è così sicuro, come mai le gare si faranno su un tracciato più corto e con meno pendenza e, dunque, meno velocità, attuando di fatto degli interventi di PREVENZIONE?
In conclusione, mi chiedo e lo chiedo anche a te che leggi: se la struttura che ospita il tracciato fosse stata progettata seguendo la logica di Risk Management del “What if“, secondo la quale bisogna chiedersi sempre “cosa accadrebbe se“, non si sarebbe forse evitata la morte di questa giovane vita ancorché atleta?
Volevo chiederti una cosa riguardo alla soluzione del problema che hanno adottato: secondo me, anche se c’erano le protezioni in gomma piuma quando è accaduto l’incidente non sarebbe cambiato nulla… Perchè si è schiantato con l’osso del collo sul palo.
Quindi penso che la soluzione adottata non sia idonea. Sarebbe stato molto meglio mettere una rete tipo le protezioni nelle gare da discesa sulle quali l’atleta potrebbe scivolare e non lasciarci la pelle…
Un pò di buon problem solving sia prima della gara sia dopo l’incidente non sarebbero una cosa cattiva da fare, proprio come dici tu del discorso if-then… A me sembra più una soluzione buttata a caso e sperando che non succeda niente anziché prevenendo in maniera assoluta che possa succedere qualcosa anche nei prossimi giorni…
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