Risk Management – Il primo blog in Italia sui temi del Risk Management.
“Non dobbiamo prepararci solo a ciò che possiamo prevedere, ma anche a ciò che non è prevedibile“.Archivio per conoscenza
L’economia della conoscenza
«Il mondo si sta ripersonalizzando e riterritorializzando», spiegava Enzo Rullani (docente di Economia della conoscenza alla Venice International University, specializzato in evoluzione dei distretti e nuove tecnologie nei settori emergenti), durante l’incontro con le aziende innovative nell’ambito di Direfare.pn.it.
«In un’economia della conoscenza contano le differenze e i moltiplicatori, ovvero le buone idee che diventano forza trainante». I problemi? «Dobbiamo ripensare la produttività, immaginare le filiere, lavorare di reti».
Mi pare utile e stimolante sia per chi si occupa di management sia per chi, come me, si occupa di risk management, ascoltare questo passaggio in cui Rullani tratta dei temi della conoscenza e dell’economia dell’immaterialità, dei quali ha avuto modo di parlare nell’ambito dell’incontro dello scorso 15 ottobre in occasione del convegno organizzato da Unindustria Treviso e Assicurazioni Generali presso la Direzione per l’Italia di Mogliano Veneto.
Buona visione, buon ascolto e buon 2011 a tutti.
Convegno ANRA: perché non ci sarò!
Mentre scrivo, a Milano si sta svolgendo il Convegno nazionale organizzato dall’ANRA, la mia associazione, dal titolo “Rischi d’Italia, l’Italia s’è persa?“
Io, invece, ho deciso di non andarci per una serie di motivi, tra i quali ci metto il fatto che ritengo tali convegni poco utili (o forse utili a pochi), soprattutto per il modo in cui oggi sono pensati ed organizzati e cioè senza alcuna partecipazione della “base“ dei soci i quali, essendo soci che pagano una quota annua (tra l’altro si paga anche per andare al convegno mentre dovrebbe essere gratuito), avranno pur il diritto di esprimere un proprio parere!
Un altro motivo è dato dal fatto che ogni volta che me ne sono tornato a casa da questi convegni, mi sono chiesto che cosa avevo imparato di nuovo e cosa avrei potuto mettere a frutto nel mio lavoro quotidiano, perché dovranno pur servire a qualcosa queste occasioni, altrimenti perché si organizzano? Mica sarà una vetrina per qualche risk manager blasonato o per qualche invitato.
Fin’ora, però, la mia sensazione (e purtroppo è più di una sensazione), è che simili occasioni servano più per parlarsi addosso piuttosto che per un’utilità e momento di confronto fattivo tra soci quale, invece, dovrebbe essere e allora scusate, ma alle chiacchere fine a sé stesse, ho preferito restare qui nel mio Friuli, a lavorare, con buona pace degli organizzatori e di tutti i partecipanti ai quali, comunque, auguro una buona giornata, sperando che domani vengano a dirmi che ho perso una grande occasione.
E tu che hai avuto la pazienza di leggermi o che ti sei recato al convegno, cosa pensi?